Con la sentenza n° 2905 del 22 gennaio 2019, la Corte di Cassazione, Sezione V, si è pronunciata in tema di accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico, previsto e punito dall’art. 615 ter c.p.

Entrare nel profilo Facebook di mogli o ex fidanzate, che abbiano spontaneamente comunicato le proprie credenziali di accesso, è comunque un reato se questo avviene contro la loro volontà.

La Corte ha dichiarato infondato il ricorso dell’imputato, respingendo la tesi difensiva, secondo cui la condivisione di username e password con il partner costituirebbe consenso all’accesso informatico sul social dell’altro e di cui si posseggono le credenziali di accesso in modo lecito. Secondo i Giudici, pertanto, non sussiste alcuna scriminante dalla lecita conoscenza delle chiavi di accesso, con conseguente configurabilità del reato ex art. 615 ter c.p.

Nel caso in esame, l’imputato, in possesso delle chiavi d’accesso Facebook della moglie, entrava nell’altrui profilo, contro la sua volontà, e ne ha approfittava per fotografare una chat di lei con un altro uomo, utilizzando tali documenti nel procedimento per la separazione.